domenica 21 febbraio 2010

Abbandoniamo la mistica.

WILAR. Parte tre. Abbandoniamo la Mistica.

Quello che abbiamo visto nel post precedente è la mistica, l'ideale. L'astrazione. L'idea fatta di materia platonica e anche di un minimo di retorica della ricerca. All'estremo opposto, c'è la realtà. La vera ricerca.

Fare il ricercatore/il filosofo/lo scienziato/l'archeologo/il biologo significa affrontare una lunga trafila - simile a quella di un attore, o un musicista - fatta di corsi, audizioni, prove, scuole, tentativi, aggiornamenti, contatti, ribalte, entrature, finanziamenti. Sempre giostrandosi tra paternalismi, scuolacurriculismo, pregiudizi (scientifici e umani), competizione, sgambetti, condizionamenti, raccomandazioni, lobbying, invidie, doppiopesismi, critiche, commenti, etc. La cosa veramente affascinante è come da questo marasma ANTIscientifico, si riesca ancora a trovare tempo per fare scienza.

Ieri abbiamo esemplificato una visione statica, perfetta, ideale della scienza. Perchè per questo essa si vende, questo è il lato che ama mostrare a tutti. Ma la scienza non è solo questo. La realtà è che tutto quelle che leggiamo in un libro, che quasi diamo per scontato, è stato oggetto di ignoranza, scherno, diatriba, colpi bassi, furti intellettuali, e tutte quelle manifestazioni che costituiscono il peggio del repertorio dell'umanità. Molte buone idee sono state oggetto di oscurantesimo e settarismo nel corso della storia anche recentissima. E sicuramente anche oggi, in qualche cassetto giace una buona idea, una visione del mondo, della scienza che non giunge fino a noi per scherno, ignoranza, incomprensione o magari anche solo per eccesso di conformismo.

Il caso storico più eclatante è quello di Galileo convocato a giudizio dal cardinale Roberto Bellarmino per aver messo nero su bianco (nel noto Dialogo sui due Massimi Sistemi) che il sistema Tolemaico con la sua teoria Geocentrica non fosse esplicativo del moto dei corpi celesti tanto quanto il modello di Keplero. Una inezia filosofica, onestamente. Diatribe intellettuali. Fine schermaglie tra dottori in filosofia e fisica.

Forse, ma non dal punto di vista di Galileo. Qualche decennio prima, lo stesso tribunale, e il medesimo Bellarmino, avevano condannato al rogo un certo Giordano Bruno. Galileo subì due processi, e nel secondo fu chiamato, anzi gli fu intimato di presentarsi altrimenti ne sarebbe stato "trascinato coi ceppi alle mani". Galileo sapeva che in quella diatriba non c'era in ballo solo una questione astratta. Da una parte si giocava anche la sua credibilità di uomo dotto, la sua carriera diremmo oggi, dall'altra la sua vita: il rischio di una condanna a morte. Schermaglie filosofiche, che potevano costare la vita.

Saltando oltre, che dire del sistema arabo per contare? Quello che impariamo alle elementari per fare le somme e sottrazioni coi riporti. Roba da bambini...penserete. Questo sistema sostituì quello dell'abaco, il metodo inventato dai romani, ma secoli dopo, perchè considerato troppo complesso e strano. Richiese lungo tempo per essere completamente assorbito.

L'infinito? Che c'è di più semplice di quello: un gioco da bambini. Come facevamo da piccoli per schernirci? "Scemo, scemo mille volte più di te". "Specchio riflesso". "Specchio riflesso più uno " "no, più due" "no, più infinito". "no, infinito, più uno".
Ecco su questo punto, "sull'infinito più uno", il matematico Cantor ci si spaccò la testa alla fine dell'800. Dopo migliaia di anni di storia della matematica stupì i contemporanei dimostrando che gli infiniti non erano tutti uguali tra loro. Esistono infiniti che sono più infiniti di altri.
Banale? Non tanto. Galileo, che non era uno stupido, ad esempio pensava che "tutti i pari" fossero menodi "tutti gli interi". Essendo i pari, per dirla in modo in modo brutale, "un intero sì ed uno no" sembra logico pensarlo.
Non solo Cantor dimostrò che i pari erano tanti quanti gli interi, ma mostrò anche - in modo rigoroso e ineccepibile - che i numeri Reali erano molto più numerosi degli interi stessi, in un modo incommensurabile (inconfrontabile: oggi si dice Non-Numerabile) usando il noto argomento diagonale , da lui stesso inventato. Dimostrò che i Reali (tutti i numeri rappresentabili in notazione decimale) erano più dei razionali (le frazioni) che a loro volta erano tanti quanti gli interi (1,2,3...) . Per la prima volta nella storia Cantor aveva dimostrato che si poteva creare una gerarchia di infiniti. Dire "infinito più uno", non era più una banalità da bambini.
Questo generò perplessità, qualche confusione, discussioni, e accuse a non finire. Leopold Kroneker giudicò le idee di Cantor (sbagliandosi) assolutamente prive di senso. Cantor che soffriva di depressioni si sentì un perseguitato. Morì schizofrenico in un'ospedale psichiatrico. Questo è quel che succede ad avere l'hobby di contare come Dio? Può essere. Le sue dimostrazioni, tuttavia rappresentano uno dei vertici del pensiero umano dal punto di vista epistemologico e matematico per potenza, metodica, e novità. (Vedi anche qui).


Saltando indietro di quasi 20 secoli, Archimede inventò un metodo per calcolare per approssimazione il pigreco che non fu ben recepito da tutti, anzi fu visto come una violazione dello spirito geometrico della matematica Platonico-Pitagorica. Archimede, per la verità, non si turbò, e prosegui con i suoi studi sulle coniche, le leve, le spirali, e il concetto di continuo (oggi noto anche come principio di archimedeicità ). Morì quando Siracusa fu conquistata dai Romani nel 212 a.c. Fu trafitto dalla daga di un soldato romano. La tradizione di allora ci dice che in quel momento stava pensando alle matematiche sue.

La scienza è una cosa viva e tutt'altro che certa. E' un corpus, espressione e frutto per lo più di un insieme di opinioni di pochi individui. Un insieme di opinioni condivise da una comunità di cultori, considerati dalla società autorevoli, che di solito chiamiamo scienziati o ricercatori. Quindi la scienza de facto è "un pregiudizio". Un giudizio impreciso, ipotizzato, e solo intersoggetivamente convalidato. In pratica, un giudizio considerato vero, perchè tutti dicono che è vero. Finchè qualcuno non dice che è falso, e tutti si convincono - forse - che è falso.
In sostanza, la scienza è un dogma irrazionale non oggettivamente confermabile, tenuto in gran conto solo perchè regala molte applicazioni pratiche. In fondo, anche la scienza è una religione.

D'altro canto, chi oggi si azzarderebbe a dire che è il Sole che gira attorno alla Terra, centro dell'Universo. Solo 400 anni fa, dire il contrario maturava una bella condanna per eresia. E non per pura crudeltà o miopia.
Il Bellarmino giustificò la condanna di Galielo su criteri di assennatezza, per l'allora. Argomentò basandosi sull'opinione sensata, autorevole, comune, confermata da mille anni di studi, e dall'Aristotele (un mostro sacro della scienza), dal Tolomeo (altro mostro sacro), e dall'opinione corrente dei più autorevoli uomini e dottori, e dalla autorità stessa della Chiesa e dei suoi studi, che ripetevano in sostanza, per varie ragioni e prove, che fosse la Terra ad essere al centro dell'Universo. Insomma, Galielo sembrava un'azzardato, forse anche uno stravagante, dal LORO punto di vista.

D'altro canto la Chiesa era anche un autorevolissimo ente internazionale in materia astronomica. Papa Gregorio, solo qualche decennio prima aveva riformato il calendario, introducendo un nuovo sistema, e correggendo i 17 giorni di scarto introdotti in 20 secoli dagli errori del calendario Giuliano, il calendario deciso da Giulio Cesare. Tutti adottarono la riforma, tranne i paesi di religione Ortodossa, per motivi di contrasto religioso. La Chiesa era considerata un ente autorevole in Astronomia oltre che sul piano politico internazionale, e non rinunciava certo a dire la sua in materia, anche a costo di usare le cattive, per avvalorare la stravagante opinione di uno scienziato, per quanto ben espressa. Il Cardinale Bellarmino difendeva una opinione autorevole, dunque, dalle dissertazioni di uno "scavezzacollo". Secondo la sua opinione, naturalmente.

Se oggi qualcuno venisse a dirvi che la Luna è di formaggio, perchè l'ha vista al telescopio, che pensereste voi? Pazzo col botto. Perchè siete normali e assennati.
Bellarmino era un normale e assenato esponente delle opinioni comuni della "scienza" di allora.
Il telescopio non poteva contraddire quasi 2000 anni di pensiero. Non aveva semplicemente senso, affermarlo, a quel tempo.

Galielo andò contro il senso comune parlando di METODO SPERIMENTALE.
Ovvero propose, e quasi pretese, di imporre l'allora astruso concetto che non fosse la teoria, la bellezza del concetto astratto e platonico, dei rapporti tra le parti, delle forme (un concetto non scomparso, vedi post prec.) a spiegare la realtà divina e accidentale. Secondo Galileo, era la realtà, il dato sperimentale del mondo accidentale e imperfetto a dover spiegare COME fosse fatto l'Universo divino, e non il viceversa. Ovviamente, i contemporanei qualificati sorrisero all'idea. La creazione massima della mente divina, l'Universo, spiegata dall'imperfezione accidentale quotidiana? Ma dai.. siamo seri.

Insomma. Cercate di capire. Non aveva senso per i dotti contemporanei, normali e assennati, pensare che l'Universo si spiegasse con le cose umane. Si doveva partire dai concetti perfetti: il cerchio, le sfere, le curve, le rette, i soldi platonici. Da quello si poteva, si doveva, poi arrivare a spiegare fino all'ultima oncia del creato accidentale e terreno. Una cosa maggiore si può fare minore. Non viceversa. Il generale arriva al particolare. Non viceversa.

Insomma, non era semplice per il Bellarmino, in tutta onestà, capire Galileo. Anche per motivi di prudenza. E gli intimò, alla fine, di smetterla di profferire eresie. Insomma si adegui , non turbi il senso comune, gli dice. O ne patirà gravi conseguenze.
Non è sempre facile la vita di chi si sforza di fare ricerca.

E non pensate sia tanto diverso oggi. Tuttora esiste un conformismo scientifico, e ambientale, che fa in modo che qualsiasi idea che si allontani dalla norma della comunità, possa venire bloccata (non finanziata), che qualsiasi atteggiamento non conforme possa non venire concretamente avvalorato (non trova quell'humus di laboratori, ricerca, e pubblicazioni su cui attecchire). Una forma di censura e una "richiesta di abiura" più sottile e molto più subdola di quella del Bellarmino, che almeno era palese. Oggi la questione è più impalbabile, ma non meno deleteria.

Insomma, nihil novi sub sole.

Parte quarta: Il metodo sperimentale secondo Feynman

2 commenti:

Elisabeth ha detto...

La Luna di formaggio... Bellissimo, come quell'episodio di Wallace e Grommit che andavano sulla Luna a farne scorta :D

Ora divento seria; scava, scava qui per ogni cosa vincono sempre nepotismo e conformismo. In tutta la storia italiana manca sempre il senso del challenge, viviamo in un sistema che tende ad appiattirci a livello mediocre. Si chiacchera tanto e si dice che non ci sono fondi, ma dalle altre parti come fanno? La mia vecchia universitá olandese faceva tanta ricerca, aveva attrezzature che qui ci sognamo e nessuno si stupiva se sull'ingresso del dipartimento campeggiva una targa con tutti i nomi delle aziende private che davano soldi. Era anche scontato l'immediato inserimento lavorativo.

The Catcher ha detto...

Eh argomento interessante la ricerca e il suo valore.
E difficile da trattare. Mi spiace che la Garzilli non dica la sua qua (commenta solo sul suo blog di norma)

La mia opinione ovviamente è che i soldi ci sono se si fanno saltare fuori a livello istituzionale. Erano previsti 80 milioni di Euro, servivano a pagare nuovi ricercatori: la Gelmini piangendo miseria li ha ritirati.

La cosa che mi turba è che 80 milioni di euro sono considerati tanti dalla Gelmini. Ma sono solo quattro soldi.
Harvard da sola ha un budget annuale di 22 milioni di dollari. Ed è solo una delle 3000 università PRIVATE americane.
La fermata della TAV di Milano Rho-Fiera - una normale stazioncina con due binarietti e quattro scale mobili - è costata 80 milioni di euro. Non ci sono soldi?

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SM